sabato 20 settembre 2008

VALDICHIANI : dibattito su PrimaPagina (1)



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Sembra, quella della fusione in uno dei cinque Comuni dell’Alto Orvietano, una telenovela senza fine. Ogni volta che i promessi sposi sono sul punto di maritarsi, dopo essersi già più volte giurati amore eterno, immancabilmente appare un barbacane di Don Rodrigo che, da sé o per tramite dei suoi Bravi, manda tutto a ramengo. Il problema è che spesso, l’ineffabile Don Rodrigo, altri non è che uno dei promessi sposi... Diciamoci la verità: questi paesi, benché uniti sotto il comune denominatore dell’essere Amministrazioni targate centrosinistra, si amano, si odiano, e ancora si amano, si odiano, e poi si apprezzano, parafrasando Elio. Da sempre divisi, rivaleggianti pure in vari campi, non è mica uno scherzo ritrovarsi di colpo sotto uno stesso tetto... Figuriamoci poi quando nella capanna, anziché due, debbono entrarcene ben cinque, di cuori! Più, il fatto che di quest’unione se ne torni a parlare sempre con l’arrivo dell’estate, in coincidenza al ritorno di calippo e cucciolone, potrebbe anche dare alla cosa una parvenza balneare, da chiacchiera sotto l’ombrellone (ammesso che vi sia davvero al mondo qualcuno davvero intenzionato a sorbirsi sta roba piluccosa nei rari momenti di vacanza), ma quest’anno, guarda un po’, le chiacchiere sembrano più sostanziose del solito. Il coordinamento delle segreterie del Pd (che nell’Alto Orvietano esprimono ben quattro sindaci e un vicesindaco) si è incontrato più volte, recentemente, per mettere a punto strategie d’integrazione che portino alla razionalizzazione delle risorse e dei servizi nell’intera area. Nel mirino i trasporti, la polizia municipale, la sanità, il sociale, la valorizzazione e la promozione delle ricchezze e peculiarità del territorio. All’uopo, per rilanciare ulteriormente questo progetto di unione graduale, è stato individuato anche un coordinatore di partito, al quale spetterà il compito di mediare fra le varie istanze presentate dai sindaci e di proporre soluzioni che permettano di passare dalle parole ai fatti. Fra i vari ordini del giorno, anche quello di individuare per l’area un nome che non denoti la sudditanza nei confronti di altre realtà territoriali come in passato, ma che esprima un carattere più personale, indipendente. In coda al comunicato stampa congiunto stilato in questi giorni dalle forze di centrosinistra di Fabro, si parla anche della necessità di una maggiore integrazione fra i Comuni dell’area per ciò che concerne la condivisione dei servizi. I segnali, insomma, sembrano indicare un cammino già intrapreso; resta da vedere, però, se, come spesso succede, il tutto sarà riposto, insieme all’ombrellone, in qualche garage a prendere polvere, in attesa della prossima estate.

UNITRE' dell'ALTO ORVIETANO



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Da Primapagina
L’Università della Terza Età dell’Alto Orvietano - nome ancora indicativo – è da oggi realtà. Con la firma dell’atto costitutivo da parte dei ventitre soci promotori (tra cui i cinque sindaci dei comuni dell’Alto Orvietano), e la benedizione di Irma Re, fondatrice e presidentessa dell’istituzione, inizia dunque ufficialmente l’avventura dell’Unitre sul nostro territorio. Nelle intenzioni del comitato promotore, dove i cinque Comuni dell’Alto Orvietato sono tutti rappresentati da almeno due componenti, l’università della terza età dovrà coinvolgere in egual modo i cittadini e le strutture di Fabro, Ficulle, Montegabbione, Monteleone e Parrano, in modo da unire realtà vicine eppur lontane - trasversalmente imparentate ma inevitabilmente attraversate da pulsioni campanilistiche - tramite il collante universale della cultura. Dalle prime riunioni dei soci promotori sono già emerse molte idee su quelli che saranno i laboratori e i corsi su cui incentrare l’attività didattica. Il periodo estivo servirà per sondare il terreno circa la disponibilità di eventuali docenti o esperti delle materie proposte, per verificare così quali corsi andranno poi a strutturare effettivamente il primo calendario delle attività e quali saranno invece differiti ad un successivo momento. Tra le varie idee esposte ci sono alcuni corsi di lingue di base, tra le quali il francese visto anche in chiave gemellaggio (Fabro è, da un paio d’anni, gemellato col paesino francese Bas-en-Basset), lo spagnolo, e l’inglese. Laboratori di informatica, di pittura, cucina, ceramica e ricamo, verrano dislocati a seconda delle possibilità offerte dalle strutture del territorio, come pure il corso di ginnastica dolce. In cantiere, pure, corsi sulla storia delle religioni, sulla storia della musica, sul gioco delle carte (bridge, canasta e quant’altro), sulla stesura del racconto autobiografico, e su vari temi storici scelti di volta in volta rispetto alle contestuali ricorrenze. L’appuntamento è per ottobre, quando, con tutta probabilità, verranno aperte le iscrizioni e verrà presentato il calendario delle lezioni dell’Università della Terza Età dell’Alto Orvietano, il cui inizio è previsto invece per novembre.

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da PrimaPagina

Seneca diceva: “devi imparare a vivere finché non sai, e finché hai vita devi imparare a vivere”. Probabilmente, se fosse ancora vivo e se abitasse in uno dei cinque Comuni dell’Alto Orvietano, anche Seneca avrebbe apprezzato l’idea di un’università della terza età da queste parti. Per ora si è ancora all’informale, niente firme né promesse, ma pare che i sindaci di Fabro, Ficulle, Parrano, Monteleone e Montegabbione sarebbero ben disposti a favorire e appoggiare logisticamente la nascita di una sezione dell’Unitre nel proprio territorio. Irma Re, fondatrice e presidentessa di questa istituzione, guarda caso di origini fabresi, ha dato anche lei il proprio avallo all’iniziativa e suggerito la rapida formazione di un comitato ad hoc di circa quindici persone che si propongano come soci promotori. Chi sta seguendo il progetto conta di farlo diventare operativo per l’autunno prossimo. Vediamo di che si tratta. L’Unitre è un’associazione senza fini di lucro che nell’arco di un ventennio si è diffusa capillarmente lungo tutta la penisola. Si fonda sul volontariato degli iscritti per sopperire alle esigenze organizzative e su quello degli insegnanti per svolgere i corsi universitari. I valori di base sono l’educazione permanente, la promozione sociale-culturale della popolazione anziana e la prevenzione delle patologie dell’invecchiamento. Nata come opportunità per le persone in là con gli anni di accedere a nuove conoscenze e nuove tecnologie in modo da evitare la marginalizzazione dovuta all’obsolescenza delle loro nozioni e del loro stile di vita, l’Unitre è oggi aperta a tutte le persone di tutte le età. Necessitando di varie strutture per svolgere i programmi curricolari, – aule, palestra, piscina, laboratori per l’uso di computer ecc… - un meditato dislocamento e un opportuno servizio bus potrebbero coinvolgere egualmente nell’iniziativa i cinque Comuni dell’Alto Orvietano. Dei mille progetti di collaborazione o fusione dei servizi prospettati e poi decaduti, blanditi e poi aborriti, preannunciati e infine rimangiati a turno dai magnifici Cinque, forse uno, dunque, ce la farà davvero a giungere a compimento. Non sarà una faccenda spinosa come quella di unire gli uffici tecnici, o il servizio di vigilanza urbana, ma potrebbe essere un banco di prova e un segnale importante in vista di futuri e ulteriori avvicinamenti. L’impressione è che la cosa si farà. E poi, francamente, chi potrebbe mai osteggiare un’iniziativa che si propone di unire la popolazione per mezzo dell’aspetto culturale? Perché in fondo di questo si tratta. Affrancatasi dall’immagine settaria di ritrovo per gli anziani, l’Unitre è infatti divenuta una delle soluzioni più interessanti per abbracciare in unico progetto le tre principali stagioni della vita, una risorsa per chi non ha avuto opportunità di intraprendere studi universitari in precedenza, e uno stoico baluardo contro la deriva dell’incomunicabilità fra le varie generazioni. Un esperimento di dialogo intergenerazionale quindi, ma anche una strategia comunicativa attraverso la quale le persone che si trovano nella terza età, comprese quindi nello iato temporale fra maturità e vecchiaia, affermano l’ambizione ad un ruolo propositivo all’interno della curva dello sviluppo della vita umana, incompatibile con una posizione sociale reclusa ai margini della collettività.